venerdì 18 maggio 2018

The Ballad of Genesis and Lady Jaye

L’esondante figura di Genesis P-Orridge inquadrata da Marie Losier attraverso un percorso di ricostruzione portato avanti sia da sbilenchi filmati d’archivio sia da una narrazione over dello stesso Genesis che delinea un tracciato duplice: abbiamo l’opportunità di venire a conoscenza (ammesso che già non lo siate) di ciò che ha originato la scena industrial nell’Inghilterra degli anni ’70 e dei successivi sviluppi, il tutto trasmesso in modo scombiccherato, ingurgitato e vomitato in un taglia e cuci a volte aggressivo e a volte, in un qualche modo, più intimo, strettamente e sofferentemene personale. Al contempo registriamo la favola acid fra due persone che si sono amate fino a trasfigurarsi e a diventare l’una il riflesso dell’altra dando vita ad una performance in bilico tra la vita e lo show non convenzionale, dimensioni che per Genesis e Lady Jaye hanno sempre avuto confini molto labili.

Di queste esistenze vissute a mille all’ora il lavoro di Marie Losier, regista francese che aveva già collaborato con P-Orridge, non può che restituirci dei brandelli, cocci ossidati che seducono, scampoli di un’irrequietezza sempre sull’orlo del precipizio. Da profano e da completo ignorante del contesto storico/musicale qui ripreso, The Ballad of Genesis and Lady Jaye (2011) ha saputo stimolare un interesse verso ciò che è ritratto, ma soprattutto ha fatto sì che si creasse un ponte empatico verso una delle storie d’amore più folli che si possano ricordare, dalla quale comunque, sotto la patina di eccessi e sregolatezze, ci è stato permesso di sentire per davvero due cuori che battevano all’unisono.

Nessun commento:

Posta un commento