mercoledì 15 febbraio 2017

Nocturama

Ma io non ho interesse ad essere realista. Il mio compito non è di descrivere il terrorismo di oggi. Ciò che desidero è cogliere una sensazione. Sensazione che è una variante della storia: la rabbia che sente di non potersi esprimere altrimenti che con un’insurrezione armata. A questa variante che è l’insurrezione io ho dato una forma particolare. Ma che non ha nulla di realista. Non deve esserlo.

(Bertrand Bonello da qui)

Dice Bonello che la scrittura di Nocturama (2016) è iniziata ben sei anni prima dei celeberrimi attacchi islamisti del 2015, e che lo spunto nacque da una necessità di girare qualcosa orientato all’attualità in risposta ad un oggetto come House of Tolerance (2011) che invece guardava al passato (ma non del tutto se ricordiamo bene…), quindi il progetto che prende il titolo da un omonimo disco di Nick Cave è stato pensato con largo anticipo rispetto agli eventi terroristici che hanno colpito la capitale francese, ma passando oltre lo stupore generatosi da una tale infausta profezia, si può cominciare a ragionare sull’opera ammettendo che il regista nizzardo non sfugge alle analisi comparative tra ciò che è accaduto nella realtà e ciò che invece accade nel film, e provando a calarci nella sua testa è possibile che Bonello avendo avvertito il montare di uno stato insurrezionale (non bisogna scordare il clima delle banlieu già rovente nel 2005), sia stato spinto dalla necessità di porre e proporre una personale visione sull’argomento per costruire un oggetto come Nocturama a cui, fortunatamente, è stata potata tutta l’eventuale eziologia della sommossa, tutta la pletora di concause sociali e di biografie fittizie, il gruppo di giovani che Bonello assembla non ha una storia dietro, è estraneo a fondamentalismi religiosi barra militanze politiche, o meglio, è lo spettatore ad essere estraneo a ciò sebbene comunque si possano supporre motivazioni che rientrano nei due esempi di cui sopra (i tratti somatici di molti ragazzi della banda non sembrano esattamente europei e uno di loro ad un certo punto è convinto di andare in Paradiso nonostante la strage commessa), ma nulla viene esplicitato poiché facendo fede alla citazione in testa l’autore non riproduce una cronaca, il suo cinema questa volta è scentrato, raffinato ed anche ludico (il vezzo degli split-screen che continua a perpetuarsi), scevro di psicologie e di istruzioni per l’uso.

Ma è anche un cinema che con gli anni sta mutando rispetto alle prime apparizioni, un segnale ce lo aveva già dato il precedente Saint Laurent (2014) che ad oggi continua a rimanere il film più debole dell’intero curriculum, in Nocturama stupisce (e se in positivo o in negativo è un dilemma che non riesco ancora a risolvere) una prima porzione che viaggia a ritmi incredibilmente elevati, quasi fosse la parte centrale di un action-movie canonico il montaggio è un progressivo avvicendamento di situazioni preparatorie alla serie di attentati, mai nella visione di Bonello la cadenza narrativa si era fatta così concitata, e in fondo il risultato non è nemmeno troppo inopportuno perché a prescindere dalla rapidità espositiva che poco c’entra con l’apprezzamento, è sempre la tendenza a bypassare quei perché che mancando smagriscono il racconto a rendere il film illogico, impossibile, irreale (non è plausibile che un manipolo di ragazzetti possa mettere sotto scacco una metropoli… o sbaglio?), e si tratta di una inverosimiglianza che è salutare, che pur adagiandosi su una precisa corporeità (è il corpo di Parigi visto dall’alto a darci il benvenuto) non è interessata ai processi di storicizzazione. Il secondo segmento apre ulteriori scenari (e ritorna un’attitudine a dividere in due la proiezione, vedi Tiresia, 2003) più in linea con la poetica bonelliana, e al di là dei possibili ragionamenti sull’entità-centro commerciale in raffronto ai rivoltosi che lascio all’evidenza, si enuclea come per le prostitute di House of Tolerance la possibilità di uno spazio fisico convertibile in spazio cerebrale, e perciò qui la portata aumenta la propria percentuale di astrazione: dentro al lussuoso iper-mercato Bonello sbriciola il realismo residuale creando un’illusione che non fatica affatto a riversarsi in chi guarda il quale arriva perfino a credere alla fattibilità dell’ingenuo piano dei sovversivi, tuttavia questo percorso di auto-penetrazione mentale da parte dei terroristi (io = manichino) non fa che rivelarne la puerilità che li caratterizza scandita da un passare delle ore che scolora senza appello la collante utopia insurrezionalista. È, alla fine, una strada di realificazione che cominciata e proseguita su frequenze idealizzanti termina in un crudo risveglio pragmatico.

In tale ottica la conclusione ha una ragione di esistere, e non è un finale esaltante, al pari di Nocturama in sé che comunque dell’attenzione la merita, è piuttosto un finale necessario poiché nella struttura filmica si pone come un fatto ineluttabile, ed anche se il blitz della polizia è una situazione “normale” da un punto di vista tramico, è esattamente la restaurazione della normalità a cui Bonello mira attraverso una parabola che gradamente certifica l’incursione della realtà nel suo mondo sigillato, checché ne dica lui stesso, e una volta delineato un chimerico stato guerrigliero il sapore della concretezza ha il suono dei proiettili che crivellano la carne.

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