Il curriculum attoriale
di Jordana Spiro è così, ecco, sì, insomma,
cioè, diciamo: imbarazzante. Questa tizia americana nata nel
’77 a Manhattan ha recitato in uno stuolo di serie televisive di
basso rango che visto un tale lignaggio faccio fatica ad elencare, ma
stoicamente ci provo: Buffy, CSI e Dexter,
mentre per il grande schermo ha preso parte in ruoli minori a
filmetti che forse non hanno avuto nemmeno una distribuzione
nostrana, il che è tutto dire. Dunque è innegabile che
sul versante interpretativo la Spiro abbia abbracciato prodotti
commerciali che qui non troveranno mai asilo, ora, fatta questa
constatazione sarebbe bello rovesciare l’evidenza asserendo che la
regista dentro di sé, là dove dovrebbe albergare la
coscienza artistica di ogni essere umano che decide di fare cinema,
possegga una piccola nicchia di resistenza atta a fronteggiare il
mondo di deiezioni con cui si è presumibilmente arricchita.
Ahimè (nessun ahi, chissenefrega in fondo!) non si può
dire nulla di ciò, quello che invece è lecito affermare
è che Skin (2012), pur essendo un corto radente il
nulla, è sicuramente meno nullità rispetto ad un
qualsiasi Beverly Hills, 90210 (altra deplorevole tappa della
Spiro).
Il salvabile risiede in
una generale attenzione formale. Con un mood da tipico cinema
pseudo-indie americano proposto puntualmente al Sundance, Skin
ci narra nel breve spazio che si ritaglia di un’alterità a
stelle e strisce lontana dalla bellezza plastificata di Hollywood, il
ragazzino protagonista ha infatti la presenza scenica di un suo
coetaneo uscito da Ratcatcher (1999) o da qualche film di
Dumont, una faccia su cui si legge una storia quindi, la celeberrima
foratura dello schermo (più o meno). Ma di certo non può
esserci solo il casting in un film, e l’apporto della Spiro, a
parte una suggestiva inquadratura fluviale, non pare riscontrarsi
marcatamente in altri ambiti. Sì, il centro del corto sarebbe
un’altra variazione sul tema dell’Eros vs. Thanatos, tuttavia la
concretizzazione si dà in uno schema talmente intelligibile
che non mi va nemmeno di riparlarne.
Ricapitolando: zzz zzz.
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