venerdì 4 dicembre 2015

Hazard

Shin in Giappone si sente addormentato e stanco, così vola negli Stati Uniti dove incontra due connazionali dalla vita sregolata.

Quarto film in un solo anno (è il 2005) per Sion Sono e prima trasferta fuori dalla terra natia, ma anche se la gran parte della pellicola è ambientata a New York e anche se nel cast vi sono attori non nipponici, il risultato non cambia poi molto: è il solito, straripante, Sono. Si possono rintracciare dei segnali di stile che riportano immediatamente al suo cinema, firme autoriali vergate con una narrazione over (per di più infantile) che illustra i personaggi e, appunto, con dei personaggi che come di consueto tracimano nel farsesco, diventano/sono macchiette senza però che si possa dubitare mai un attimo dei loro ruoli. Ad ogni modo, oltre ai tipici trademarks sononiani, Hazard possiede la quintessenza artistica del giapponese, commistione di generi apparentemente inconciliabili, avventure ingenue nel melò controbilanciate da frenetiche sortite action, il tutto innaffiato da ironia e violenza, anche verbale. Insomma, chi conosce Sono non si stupirà troppo di quanto contenuto nel film, si viaggia sui binari dell’ennesima conferma.

La trasferta a stelle e strisce obbliga all’introduzione di ulteriori fattori nella ricetta, c’è ad esempio per un ragazzo orientale il celeberrimo sogno americano che si frantuma fin dall’inizio con i due spacconi di colore che lo derubano con facilità irrisoria, e c’è parimenti il confronto con il crime fatto di sparatorie ed improperi irriguardosi nei confronti delle mamme degli antagonisti, tuttavia Sono non si spaventa di fronte a tali elementi forse nemmeno poi così “nuovi” per lui, li prende e li ricalibra secondo la sua metrica, segue i canovacci della categoria (la polizia corrotta) e al contempo se ne allontana: “dobbiamo trovarci dei nemici!” (lo scontro con la mafia cinese che in realtà è solo un mero gioco), ma non perde mai di vista il fulcro, Shin, ulteriore soggetto in formazione di una filmografia che ha sempre obbligato i suoi protagonisti ad auto-degenerarsi per poter crescere.

È durata così tanto la storia di un ragazzo che voleva solo volare…

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