sabato 14 aprile 2012

The Way Home

Film-caramella, buoni sentimenti senza patire alcunché, l’opera della regista Lee Jeong-hyang è così: gradevolezza che aleggia rarefatta ma troppa agevolezza nel cogliere gli intenti proposti.
Vedendo un ragazzino imbarbarito dalla civiltà (non è un ossimoro), amante dei videogiochi e del pollo all’americana, contrapposto ad una muta vecchina isolata dal mondo con la schiena piegata dagli anni che ha, è chiaro che una crasi così inconciliabile conduca ad un corto circuito dal facile e prevedibile esito: il piccolo tiranno scende dal trono e fa sua quell’idea di bene che la città (Seul) non conosce e non insegna.
Basta, Jibeuro (2002) si esaurisce qui. Per la cronaca c’è anche una specie di sottotrama sentimentale adibita a sfaccettare che vede il bimbo infatuato di una coetanea del posto, ma a parte i "simpatici" siparietti con la mucca furente, la piattezza della vicenda e la facilità con cui si accede al nocciolo dell’opera sminuiscono la stessa, e, nonostante l’ora e mezza scivoli in serenità, resta l’impressione che si poteva fare molto di più.

Nota di colore.
IMDb afferma che l’anziana protagonista Kim Eul-boon, scovata dalla regista Lee dopo aver setacciato la campagna del luogo, non solo, ovviamente, si trovava per la prima volta all’interno di un film, ma, fatto curioso – o forse no – fino a quel momento non ne aveva mai visto uno.   

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