giovedì 4 marzo 2010

A Snake of June

Piove sul Giappone.
Una volta per Tsukamoto erano scintille che stridevano su armature metalliche, poi pugni di una forza inaudita nella Tokyo più feroce, infine, sono diventate gocce d’acqua; avvicinandosi, così, ad una visione più umana… dell’essere umano iniziata con Gemini (1999).
Niente più uomini d’acciaio, ma, giust’appunto, serpenti allevati in un seno malato che non deve essere tagliato per l’amore freddo di un marito senza attenzioni (“Quel tipo di tumori colpiscono principalmente le suore a causa della loro scarsa attività sessuale. Rinko è una suora?”) e senza passioni (si limita a masturbarsi vedendo sua moglie fare la stessa cosa sotto la pioggia).

Tsukamoto, sia dietro che davanti la mdp, è molto più maturo.
Come attore, da vittima designata delle opere precedenti, qui è capace di frenare la deriva nichilista degli altri personaggi legandoli tra loro con un filo – telefonico, la parte in cui disinibisce Rinko via cellulare è riuscitissima – riuscendo a ricongiungerli. Si pensi alla narrazione suddivisa in pseudocapitoli: il primo simbolo che appare è quello della Donna, il secondo dell’Uomo e il terzo è una fusione dei due precedenti. Tsukamoto/Iguchi è in grado di salvare queste anime, illuminandole con i flash della sua macchina fotografica e spogliandole in senso figurato e non.
Parimenti come regista ci dona una riflessione finalmente (e inaspettatamente) positiva in cui il cinema riesce a lenire il male e ad unire due persone. È la prima volta che Shinya fa trapelare un raggio di luce nel suo inferno di cellulosa, mai prima di A Snake of June tutto ciò che sostanzia i protagonisti (sentimenti, anime, coscienze) era stato intensificato, potenziato: salvato. Ovviamente gli incubi e i demoni di sempre non mancano: visione allucinante di uomini con teste a monocolo, lumache e tentacoli che riportano alla vertigine di Tetsuo (1989). Tuttavia a tormenti di questo calibro possiamo aggrapparci al corpo sinuoso della splendida protagonista che nuda sotto la pioggia regala una sequenza di Cinema indimenticabile.

In Giappone continua a piovere, ma Tsukamoto ci offre uno scomodo riparo per asciugare i nostri occhi. Non è facile vedere un suo film, e non è altrettanto facile capirlo. Sta a voi decidere se continuare a bagnarvi o meno.

3 commenti:

  1. sai che mipiace molto,da sempre..bella recensione

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  2. A me questo era piaciuto molto... Anche per la monocromia, affascinante.

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  3. A me piacciono molto tutti i suoi film, se posso dire :D. Tra l'altro ho visto Vital, bellissimissimo.

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