mercoledì 26 agosto 2009

Dentro


Lo chiamano il neo della bellezza. Appoggiato sopra il labbro, ogni tanto fa capolino dal bavero del giaccone, altre volte s’infradicia dell’acqua del bicchiere.
Sarebbe stata splendida anche senza, e lui se ne compiaceva, la mostrava orgoglioso come un trofeo, era sua e a lei andava bene.

Però.

“Ci ho pensato bene, è meglio che ci lasciamo.” Forse per noia, forse per gioco, le parole di lui uscirono dalla sua bocca così. Mentre si allontanava con le mani in tasca sentiva lo sguardo umido sulla sua schiena.
“La vita continua”. Frasi fatte, luoghi comuni, proseguì per la propria strada, cocciuta: “Chi non mi vuole non mi merita”, ci avrebbe scritto uno striscione, si accontentò di salvarla nelle bozze del telefono, insieme ad un “mi manchi”, sono solo bozze intanto.
“Tanto torna, è mia.” E squilla, e squilla, e squilla. Niente da fare, era convinto, forse si sbagliava, quanti dubbi: “Magari ha un altro”, passavano i giorni, le settimane, anche i mesi, ed il telefono continuava a squillare. Guardava le foto fatte assieme e poi i video al mare, e poi.
“Sto bene, sto bene.” Lo ripeteva agli amici, ai genitori, e a se stesso per convincersi. Divorato dai sensi di colpa: “Perché l’ho lasciata?”, si nutriva di briciole: “Dove l’hai vista?”, “In centro?”, “Con chi?”

[…]

“Ma sì, cosa vuoi che m’importi adesso.” Passava un anno, che è lungo, ma è come un secondo: trecentosessantacinque giorni a pensarla e altrettante notti a sognarla, vivere di ricordi non è facile, forse si starebbe meglio senza.
Una mattina lui si alzò dal letto come sempre, triste. Fece conchetta con le mani e buttò un po’ d’acqua sul suo viso, poi si specchiò, accese la luce per vedere meglio, si avvicinò al riflesso per essere sicuro di non stare sognando, e vide che sopra il suo labbro era comparso un neo. Un piccolo neo.
Solo in quel momento capì che una piccola parte di lei gli era entrata dentro.

1 commento:

  1. ...impregnarsi di lucido dolore e flagrante gioia..Grazie per questa lettura!!

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