domenica 5 luglio 2009

Kinski, il mio nemico più caro

Forse il “documentario più documentario” di Herzog.
Il regista tedesco ripercorre il suo legame professionale (e non solo) con Klaus Kinski otto anni dopo la sua morte avvenuta nel 1991.
Il risultato è un tributo sentito ad un attore che lo stesso Herzog definisce selvatico, animalesco, primitivo, folle. Le sfuriate improvvise in ognuno dei set dei 5 film che li ha visti collaborare sono storia. Kinski s’imbestialiva per niente, era affetto da un egocentrismo patologico per cui doveva essere sempre al centro dell’attenzione, e se ciò non accadeva ecco che iniziava a sbraitare come un pazzo.
Ma a controbilanciare questa irrequietezza c’era, oltre ad un talento innato, anche una generosità umana nei confronti delle sue colleghe come Eva Mattes (Woyzeck, 1979) o Claudia Cardinale (Fitzcarraldo, 1982) che lo definiscono una persona dolce, gentile, a volte timida. Ed anche con lo stesso Herzog, come dimostrano le immagini, alternava momenti di rabbia cieca minacciando più volte di abbandonare il set – a tal proposito non è vero che Herzog gli puntò addosso un fucile durante la lavorazione di Aguirre (1972), ma è pur vero che se Kinski avesse abbandonato il film Herzog gli avrebbe sparato otto colpi in testa –, ad abbracci fraterni e pacche sulla spalla. Piccola curiosità: si vede il diario originale che poi diventerà il libro La conquista dell’inutile(Mondadori, 2004.)

Ovvio che se preso da solo questo documentario non dirà molto, ma per chi come me ha visto quasi tutto di Herzog, e quindi anche i 5 film girati con Kinski, l’opera acquista molto più valore, soprattutto nelle battute finali in cui il ricordo del regista si fa commovente ed è sancito dalle splendide parole che accompagnano l’immagine di Klaus accarezzato da una farfalla:

Eppure eravamo inseparabili, pronti ad affondare insieme.
Ci rivedo nella giungla, insieme su una barca. Il mondo è nostro, ma Klaus sembra che voglia volare via. Non avrei dovuto accorgermi che era la sua anima a volersi librare in volo?
E poi lo vedo con una farfalla, soave, leggerissima. La piccola creatura non vuole lasciarlo, è così a suo agio che mi sembra sia Klaus stesso a trasformarsi in una farfalla. E tutto ciò che tra noi pesava scompare. Tutto diventa bello. E anche se la mia ragione si ribella, qualcosa dentro di me dice che vorrei ricordarlo così.

Sincero, autentico.
Un vero ricordo.

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