mercoledì 13 agosto 2008

Nazareno

Nazareno (2007) è il primo lungometraggio di Varo Venturi, budget scarso ma molta buona volontà.
Il protagonista è Nazzareno Bomba (sì, con due zeta), qui al suo esordio cinematografico come tutti gli altri interpreti anch’essi praticamente alla loro prima volta e tutti con un accento romanesco molto stretto che in certi casi è difficile comprendere il senso di ciò che viene detto.

Lo scenario in cui si svolge la vicenda è una Roma spiritualista e new-age, avvolta da un manto di mistero ma allo stesso tempo violenta nella sua veracità. Nazareno come ho già detto è il protagonista, ex giocatore di rugby dall’infanzia complicata, di giorno lavora come infermiere in un ricovero per anziani, di notte va a menare i creditori. Inoltre appartiene ad una confraternita religiosa. Questo particolare spinge un losco avvocato legato al vaticano, interpretato da Varo Venturi, a contattare Nazareno per il recupero di una misteriosa valigetta all'interno di un magazzino super controllato, contenente dei preziosi documenti. Ma dietro questa valigetta si nasconde un pericoloso complotto internazionale.

A ben vedere c’è davvero tanto in questo film. Non che il risultato finale sia esente da difetti, però l’aria spaccona che si respira nei sobborghi di Roma mischiata ad intrighi da spy-story e a qualche spruzzata di suggestioni mistiche fanno scivolare bene l’ora e mezza di proiezione.
Certo, quando il film si addentra nel ginepraio della cospirazione terroristica l’impianto scricchiola pericolosamente, ma forse questo è dovuto allo “sfondo” del film, magari se ci fosse stato Brad Pitt a recitare e Soderbergh alla regia sarei qui a tesserne le lodi.
Apprezzabile la figura di Nazareno, che emerge quasi come un personaggio paradossale, un Dottor Jekyll capitolino che di giorno aiuta i vecchietti e di notte ammazza di botte poveri malcapitati. Ben fatta anche la sua introspezione che viene suggerita senza andare ad inoltrarsi troppo.
Anche gli altri personaggi sono nella parte, sempre restando in un discorso di recitazione “selvatica”, estremamente naturale, ho letto pasoliniana ma non mi permetto perché di Pasolini ho visto pochissimo.

Il punto di forza di questo film è allo stesso tempo il suo tallone d’Achille. La genuinità spontanea degli attori e una regia pedante in alcuni frangenti (vedere i continui primi piani) faranno sicuramente storcere il naso a chi si aspettava un Ocean’s Eleven (2001) versione burina. Viceversa chi non è abituato solamente a lavori hollywoodiani apprezzerà l’impegno di un regista-attore-montatore-produttore nel cercare di creare qualcosa di nuovo con poche risorse a disposizione. Bravo!

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