sabato 19 aprile 2008

Il Palazzo - Quinto piano

Uno e Altra si trovavano lì, separati da un tavolo, ma erano distanti mille miglia. Il silenzio che riempiva la cucina, il Palazzo, e forse il mondo intero, fu spezzato da Altra: “Tesoro devo dirti una cosa…”
Un brivido percorse la spina dorsale di Uno, la stessa sensazione che si prova un secondo prima di un incidente: è un momento, ma sembra eterno, non c’è salvezza. Mai.
“Che cosa?”
“Sono incinta.”
Lo schianto fu tremendo: il vetro che si spezza, i frammenti si conficcano sotto la pelle e penetrano in profondità, nei tessuti celebrali, e ancora più dentro, nel buio, nell’anima. È l’equilibrio che si frantuma, si sgretola, diventa polvere e poi sparisce, spazzato dal vento.
Molti anni prima, su una panchina di un parco, sedeva una ragazza con in mano un libro, un giovanotto, che passava di lì per caso, le chiese che libro fosse. Ancora non sapevano che erano fatti l’uno per l’altra, ma ormai quel ricordo, cristallizzato dal tempo, si stava sfuocando e lentamente svanendo.Uno e Altra erano lì, ma c’era un mondo a separarli.
Lui si alzò dalla sedia, lei rimase immobile a fissare il vuoto.

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